L’Agenzia Mondiale Antidoping ha annunciato che deciderà a maggio 2019 se rendere noti o meno i nomi degli atleti coinvolti nella Operacion Puerto. Nonostante il caso di doping risalga ad oltre 12 anni fa (maggio 2006) l’AMA aveva già manifestato l’intenzione di rivelare l’identità degli atleti (26 uomini e 3 donne, secondo le ricostruzioni del giornale spagnolo), ma la circostanza era stata resa impossibile da una sentenza del Tribunale di Madrid che, nel giugno del 2017, aveva stabilito che le sacche di sangue non si potevano più riutilizzare. Dopo aver inoltrato ricorso al Tribunale Costituzionale spagnolo, l’AMA ha incaricato nei mesi un esperto in materia di protezione dei dati per valutare se la divulgazione dei dati danneggi o meno la privacy e l’onore degli atleti, considerando inoltre che non si possono imporre loro sanzioni di tipo sportivo né penale.
L’AMA ha incolpato la Spagna per la lentezza nella chiusura del caso, considerando che la sentenza definitiva è giunta 22 giorni dopo i termini previsti per la prescrizione. Soltanto di recente, nell’avviare la distruzione del materiale biologico per scadenza dei termini di conservazione, la ventunesima sezione penale del Tribunale di Madrid ha offerto al Coni la possibilità di prelevare campioni da tutte le 211 sacche rimaste per determinare il Dna e dare un’identità ai 29 soggetti coinvolti. Una sentenza che permetterebbe così all’AMA di procedere all’identificazione e svelare i nominativi.
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